In questi anni il fenomeno dell’immigrazione nera in Italia, da intellettiva è diventata a maggioranza lavorativa. Il numero degli immigrati è sempre in aumento e molti italiani sono sempre più convinti che ci sia una invasione. La percezione dello straniero nell’immaginario collettivo non solo ha prodotto un vocabolario stereotipato (marocchino, vu cumprà, bingo-bongo, ecc) ma tende anche verso la pericolosa deriva dell’equazione immigrato uguale clandestino, irregolare uguale delinquente, nero uguale straniero. Infine siamo giunti al reato di clandestinità, al “pacchetto sicurezza”, alle ronde. Tutto ciò senza che ci sia mai il nostro coinvolgimento nell’elaborare politiche e azioni.
Senza farci prendere dalla sindrome di Calimero cioè del vittimismo, è inevitabile che aumenterà le condizioni di discriminazioni verso noi i neri: i diversamente visibili. Non ci facciamo illusioni: i respingimenti avvengono più verso l’Africa che altri paesi. Le ronde non colpiranno gli albanesi o rumeni, ucraini ecc, ma più i diversamente visibili che rappresentiamo, gli arabi e alcuni sudamericani.
Molti fatti di cronaca di cui sono stati vittima alcuni membri della comunità nera africana in Italia sono segni premonitori che ci richiamano a più di attenzione. Dall’uccisione del giovane sudafricano Jerry Masloo, al massacro del piccolo Abdul a Milano per un pacco di biscotti, il pestaggio del giovane Emmanuel dai vigili di Parma, i sei ghanesi morti-ammazzati a Castelvolturno, lo studente etiope picchiato a Napoli, il giornalista-scrittore Pap Khouma malmenato da agenti del trasporto milanesi, ecc sono fatti che dimostrano che c’è un fenomeno di intolleranza che occorre combattere con degli strumenti intellettuali.
L’immagine stereotipata sull’Africa è creata ed amplificata dai mezzi d’informazione. Quasi sempre parlando di immigrati vengono mostrati i neri, gli africani (anche se rappresentiamo solo una parte degli immigrati). Nei media, l’Africa è l’icona dei dittatori cannibali, corrotti, del Restore Hope, delle guerre tribali, dell’Aids, del Virus Ebola, della Malaria, del Digital Divide. L’Africa della schiavitù. Le nostre lingue diventano dialetti, le nostre religioni credenze, i nostri popoli tribù e addirittura con un fraintendimento sulla parola indigeno. Non c’è memoria della Storia dell’Africa e dei suoi grandi Walimu (Maestri): da Chaka Zulu a Kenyata, Nyerere, Lumumba, Nkrumah, Amilcar Cabral, Sankara, Mandela. C’è una grande ignoranza su i suoi scrittori, cineasti, uomini di cultura come Senghor, Sembene, Ngugi, Hampate Ba’, Birago Diop, Cheick Anta Diop, Ki Zerbo, Amadou Kourouma, Wole Soyinka, Ben Okri, Ouedrago, Sissoko ecc. L’Africa rimane quella terra vergine dove chiunque può andare crogiolarsi sulle spiagge di Malindi per quindici giorni e tornare per sentenziare: “Conosco l’Africa” e presentarsi e predicare come “Africanista”. Di fronte a tutto ciò, occorre dare una risposta che non può che essere intellettuale. Ecco perché i neri africani in Italia si sono mobilizzati per creare una rete capace di smontare i luoghi comuni sull’Africa in Italia, di promuovere l’Africa nera in Italia e di essere protagonista di un rinnovato patto di cittadinanza, dove si sentono protagonista del cambiamento delle mentalità degli italiani. I neri africani in Italia vogliono non più figurare ma essere, essere soggettivi attivi delle loro realtà e non più oggetto di attenzione, proponendosi con la coscienza e l’orgoglio nell’elaborazione delle politiche.
La rete vuole dare fiducia ai neri africani in Italia per avere fiducia nel futuro e di non temere un destino di precarietà e insicurezza permanenti. E’ perciò ora di abbattere gli ostacoli che vengono da una società chiusa, soffocata dai corporativismi, e che difende l’esistente e le rendite di posizione. La rete vuole ridare voce agli immigrati neri africani per valorizzare i loro talenti e proporsi come uno strumento intellettuale contro la crescita della demagogia populistica, arrogante e stereotipata in Italia.
La rete vuole evitare che i neri africani in Italia perdessero fiducia in loro stessi per cadere di nuovo nello spettro del mito dell’uomo bianco. La rete nasce per affermare la condizione dei neri, il pensare negro-africano, l’essere nero in Italia. La rete intende portare il destino dell’Africa nera in Italia, usando strumento intellettuale per smontare e decostruire in un approccio socio costruttivista e postcoloniale, tutte le idee falsi, e luoghi comuni sull’Africa nera. La rete vuole essere un processo di profondo rinnovamento della società italiana e la formazione di una classe dirigente nero-africana, in grado di incidere politicamente nello scenario politico italiano per dimostrare che siamo capaci di portare innovazione in Italia.
La Carta dei valori intende essere una linea guida, un metodo di lavoro che fa emergere gli aspetti salienti dell’essere e del fare parte della comunità nera africana in Italia per camminare insieme con un piano di impegno civico condiviso per migliorare la nostra visibilità nella nostra terra di accoglienza.
1- Il socio della rete è la persona che, mette a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per aiutare la rete a raggiungere i suoi obiettivi. Egli opera in modo libero e gratuito promuovendo risposte creative ed efficaci per dare all’Africa nera una immagine positiva, e per lottare contro qualsiasi forma di discriminazione nei confronto dei neri in Italia.
2- Il socio agisce individualmente o in aggregazione, in modo informale, non formale e formale attingendo ai radici culturali negro-africane per la costruzione di una società civile molto più attenta alle nostre problematiche.
3- Il socio agisce in modo gratuito. La gratuità del suo impegno nella Rete è l’elemento distintivo per il sostegno di una causa lodevole per l’Africa nera.
4- La condizione del Nero africano in Italia ci impone una riflessione su come vogliamo che gli altri ci giudicano, su quale immagine vogliamo dare agli altri, su come rispondere di fronte a alcuni situazioni stereotipate, su come noi stessi dobbiamo comportarsi per non alimentare odio, discriminazioni. Se è pure vero che viviamo in un paese dove ci sono molte immagine stereotipate su di noi, è anche vero che molti di noi, alimentano consapevolmente o inconsapevolmente le discriminazioni. Aderire alla Rete impone quindi impegnarsi a non alimentare consapevolmente o inconsapevolmente le discriminazioni sui neri, le immagini stereotipate sull’Africa nera. I soci devono proporsi come modelli positivi per i più giovani, per la società e le istituzioni italiani.
5- I soci grazie a le loro convinzioni, devono proporsi come portatore di radici culturali negro-africane. La rete ha bisogno delle persone che conoscono la storia del loro continente: conoscere la storia dell’Africa nera precoloniale, coloniale e postcoloniale è importante per non trasmettere l’idea stereotipata di una Africa nera a-storica, statistica e a-temporale. I soci della rete non possono aderire a una certa visione coloniale e neocoloniale che promuove occidentalizzazione dell’Africa nera con una mistificazione che considera tabula rasa il passato dell’Africa nera prima dell’arrivo dei colonizzatori. Perciò, ogni socio, per aiutare la rete a promuovere l’idea di una Africa nera positiva, è chiamato a investirsi personalmente in un processo di recupero e valorizzazione del patrimonio culturale africana. Ciò non significa proporsi da esperti di storia e cultura africana.
6- I soci devono promuovere il sistema di pensiero negro-africana. In fatti spesso nel nostro modo di relazionare, perche abbiamo tutti frequentati le scuole dove il sistema di pensiero usato è quello occidentale, abbiamo imparato a pensare e ragionare come gli europei. I giovani europei, vendendoci fare hanno l’impressione che non abbiamo un sistema di pensiero. Inoltre nelle scuole europei come d'altronde nelle scuole in Africa, non viene promosso minimamente una conoscenza del nostro sistema di pensiero nonostante i lavori importanti di molti studiosi africani che hanno dimostrato che abbiamo il nostro modo di percepire il mondo, di vedere le cose, ecc. E’ compito di ogni socio a impegnarsi personalmente per fare emergere il nostro modo di pensare.
7- I soci devono aderire a una visione postcoloniale dell’Africa nera che significa leggere e interpretare i problemi e le questioni africani non con lo sguardo e la ragione europea, ma con la ragione negro-africana. Si tratta di imparare a interpretare i nostri problemi partendo dalle nostre percezioni dell’universo, del mondo.
8- La rete si pone come luogo per ri-progettare il futuro dell’Africa nera partendo dall’Italia. Ma ri-progettare presuppone ri-pensare e perciò, i soci devono porsi in un’ottica di vedere come molte buone prassi della società italiana possono essere capitalizzati in Africa nera attraverso una reinterpretazione.
9- Ogni socio deve adottare criteri di un "agire" che sia coerente con le finalità della Rete e essere promotore della civiltà negro-africana in Italia.
10- Ogni socio deve contribuire ad un mutamento socioculturale della società italiana impegnandosi attivamente nella società e nel suo lavoro per dare l’idea di un’Africa nera che abbia risorse umane competenti, qualificate.
11- Ogni socio è chiamato a svolgere un lavoro di mobilitazione e di partecipazione a livello locale per incidere politicamente ed essere considerato come soggetto sociale che partecipa alla rimozione degli ostacoli che generano discriminazioni, pregiudizi, stereotipi, luoghi comune svantaggio, esclusione e perdita di coesione sociale tra i neri africani in Italia.
12- La Rete è una scuola di vita, per promuovere in qualsiasi contesto la conoscenza dell’Africa nera, favorendo la partecipazione e portando un contributo al cambiamento sociale. In tal modo la Rete produce legami, relazioni, rapporti fiduciari e cooperazione tra soggetti e organizzazioni concorrendo ad accrescere e valorizzare il capitale di fiducia verso i neri africani in Italia.
13- La Rete ha una funzione culturale, educativa, formativa ponendosi come coscienza critica e punto di diffusione dei valori della civiltà negro-africana in Italia facendosi promotore, innanzitutto con la testimonianza, dei propri soci, di pertinenti conoscenze sull’Africa nera.
14- Il socio della Rete svolge un ruolo politico: partecipa attivamente ai processi della vita socioculturale italiana favorendo cosi la presenza dei neri africani nella vita politica italiana con lo scopo di proporre idee e progetti, soluzioni e servizi, in grado di concorre a migliorare l’immagine dei neri e dell’Africa in Italia.
15- I soci delle Rete sono tenuti: (i) a vivere la propria esperienza in modo coerente con i valori e i principi che fondano il sistema di pensiero negro-africano; (ii) di conoscere fini, obiettivi, struttura e programmi della Rete; (iii) a svolgono i loro compiti di responsabilità nella Rete con competenza, responsabilità, valorizzazione del lavoro di équipe e accettazione della verifica costante del proprio operato; (iv) a garantire nei limiti della propria disponibilità, continuità di impegno e portano a compimento le azioni intraprese; (v) a riconoscere, rispettare e difendere tutti i diritti fondamentali, garantendo la dignità delle persone.
16- Il direttivo della Rete si impegna: (i) ad ispirarsi ai principi della partecipazione democratica promuovendo e valorizzando il contributo ideale e operativo di ogni aderente; (ii) a fare propria una cultura della comunicazione intesa come strumento di relazione, di promozione culturale della civiltà negro-africana in Italia; (iii) a promuovere la legalità e la trasparenza in tutta la loro attività e particolarmente nella raccolta e nell’uso corretto dei fondi e nella formazione dei bilanci.
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